Manifesto femminista delle madri 

1. Rivendichiamo la complessità
La maternità non è un destino, né un’icona, né un’unica esperienza. È un territorio complesso, contraddittorio, mutevole. Rivendichiamo il diritto di raccontarlo in tutte le sue forme: gioia, fatica, desiderio, frustrazione, trasformazione, rinascita.
2. Rifiutiamo il mito della madre-eroina
Non saremo supereroine, instancabili, perfette. Rifiutiamo la glorificazione dell’iper-produttività e dell’abnegazione. La maternità non ci rende meno artiste, né ci obbliga ad essere più performanti. Scegliamo l’imperfezione come spazio politico.
3. La cura è un lavoro, non un istinto
Il lavoro di cura è lavoro culturale, politico, emotivo e corporeo. Non è una predisposizione naturale, e non appartiene automaticamente alle donne. Riconoscere la cura come lavoro significa trasformare il modo in cui viviamo, creiamo e agiamo nello spazio pubblico.
4. Le madri non sono sole: la maternità è collettiva
Rifiutiamo l’isolamento delle madri, l’idea che la cura appartenga solo al nucleo familiare. La maternità è una responsabilità sociale e collettiva. Crediamo nella costruzione di comunità che includano bambinə, donne, uomini e tutte le forme di parentela e affetto.
5. L’arte è un luogo di cura e la cura è un luogo di arte
Non separiamo il tempo creativo dal tempo della cura. Esploriamo la possibilità che fare arte con i bambini, accanto ai bambini, attraverso le interruzioni, sia una pratica politica e poetica. La vita quotidiana può essere materiale artistico.
6. Rifiutiamo l’invisibilità
La maternità è spesso rimossa dal mondo dell’arte, trattata come ostacolo o parentesi. Noi scegliamo di renderla visibile: attraverso immagini, voci, narrazioni, corpi, documentazione e memoria. Scriviamo e creiamo contro la cancellazione culturale della madre.
7. Valorizziamo la lentezza
La cultura contemporanea idolatra la velocità, l’efficienza, l’autonomia. Noi affermiamo un tempo altro: non lineare, non produttivo, fatto di pause, attese, interruzioni. Questo tempo è un sapere. È un contro-modello. È un gesto femminista.
8. Pratichiamo la fantasia come atto politico
La fantasia non è fuga. È uno spazio di resistenza, di riparazione e di immaginazione radicale. Ci permette di reinventare le forme della famiglia, del lavoro, del desiderio, della comunità. La fantasia è una tecnologia della libertà.
9. Riconosciamo la maternità come pratica incarnata
I corpi sono luoghi di memoria, fatica, piacere, trasformazione. Accogliamo la dimensione corporea della maternità come sapere che eccede il linguaggio e produce nuove forme artistiche e politiche.
10. Creiamo alleanze, non modelli
Non esiste una sola maternità, né un solo modo di essere madre e artista. Crediamo nella pluralità, nelle alleanze, nella possibilità di creare reti transnazionali che raccontino esperienze diverse e si sostengano reciprocamente.
11. La maternità non è un limite: è un prisma
La maternità cambia lo sguardo, amplia la percezione, apre domande. È una lente che ci permette di vedere il mondo in modo più ricco e stratificato. Ne facciamo strumento di ricerca.
12. Siamo madri, artiste, alleate, corpi politici
La maternità è una condizione, non un'identità totale. Siamo molte cose insieme, e nessuna di queste deve cancellare le altre. Reclamiamo il diritto a essere soggetti complessi, artisti attive, pensatrici, lavoratrici, amiche, amanti, cittadine.

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